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[DISinformazione] Il terremoto in Giappone MALtrattato dai giornalisti, segnalazioni e indignazioni

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Labrys
view post Posted on 22/3/2011, 16:52 by: Labrys




Ci sentiamo in dovere di aprire un post relativo alle FALSE notizie (o quantomeno a quelle gonfiate per benino) che circolano da ormai 10 giorni sulla situazione in Giappone dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo.

Iniziamo con una lettera aperta che si riferisce a uno di questi "bei" prodotti del giornalismo di casa, mettendo poi di seguito l'articolo incriminato per equità.


Lettera aperta a Gianpaolo Visetti ("inviato" de la Repubblica)
di Alessandro Clementi

Sig. Visetti,
non scomoderò per lei parole come deontologia: una veloce scorsa ai suoi articoli passati mi dà già sufficientemente l'idea che lei, il suo patto con il diavolo, l'ha firmato e controfirmato da parecchio. Lei e la deontologia avete in comune quanto l'acqua con l'olio, quanto i cannoli con gli ossobuchi.

D'altra parte, non scomoderò nemmeno l'unica parola capace di rispondere a quanto lei, con il potere che purtroppo le è stato attribuito, sta compiendo nel piccolo contro noi, comunità italiana in Giappone, e nell'enorme, contro un popolo investito da una sofferenza che evidentememte le è estranea come mille anni fa il Qoelet a un aborigeno australiano. La parola è vergogna, ma non la scomoderò, dicevo, perché altrimenti questa lettera finirebbe qua.

Tengo invece un profilo basso, bassissimo, e le chiedo in che modo riuscirà a dare conto della quantità inverosimile di menzogne che è riuscito a mettere insieme nell'articolo che oggi, 20 marzo, le hanno pubblicato sul quotidiano la Repubblica ("Tokyo, capitale in agonia") e che - sempre nell'intenzione di mantenere un profilo basso - userò come riferimento.

(Riferimento... rimanga tra noi, sig. Visetti, ma io dalla lettura del suo articolo ho provato un senso di umiliazione così cocente come penso di aver sperimentato solo poche volte nella mia vita. Umiliazione infinitamente accresciuta dal fatto che sì, di penna si ferisce più che di spada, ma di solito non da una penna come la sua che è palese abbia esaurito ogni possibilità di crescita intorno alla seconda media)

Sig. Visetti, mi dicono che è vero che è inviato in Giappone, che lei è presente sul territorio, e non sulla collina di Posillipo a giocare alla playstation, come invece immaginavo. Io comincio, eh, poi mi fermi lei:

"in 4 milioni sono già fuggiti"... mi dia la fonte per cortesia. Capisco che sui conclamati 13 milioni di abitanti della capitale siano noccioline, ma sono pur sempre quasi il doppio di Roma. Insomma, numeri importanti.

"al riparo dalla nube atomica". Non è Chernobil, non lo è nemmeno lontanamente. Questo anche al suo giornale sono stati constretti ad ammetterlo. "E come vuoi chiamarla?". Sig. Visetti, come avevano capito molte persone prima del nostro Moretti, le parole sono importanti: lei adeso mi vuol negare che nelle sue intenzioni non c'era un richiamo intenzionale all'immagine che noi tutti serbiamo di quell'episodio? Davvero? Davvero davvero davvero?

"nella periferia a nord di Tokyo arriva invece l'orda dei disperati che scappano da Fukushima". Anche qui, sig. Visetti, al di là della menzongna mortificante, è una questione di linguaggio. Oltre che spaventosamente immobili nel loro cliché (ma non è colpa sua, si intende, lei fa quel che può) sono parole che si usano per il Darfur, non per Tokyo. Anche qui, l'intento (mi perdonerà, ma con lei davanti come interlocutore mi viene da ridere a chiamarlo così) subliminale è evidente.

" Il governo ha ammesso che tracce di iodio radioattivo sono state rinvenute nell'acqua potabile di Tokyo e delle aree vicine. Livelli anomali, ufficialmente sotto i limiti di legge e non immediatamente pericolosi per la salute". Il governo che ha "ammesso", pubblica dal 15 marzo sul sito ufficiale del Ministero dell'istruzione e scienza dati ragionati e dettagliati sulle rilevazioni di radiazioni regione per regione, e la notizia è da lì che arriva. Per "ammettere", occorre prima aver negato o almeno taciuto. Pensa in tutta fede che il governo abbia anche solo pensato di tacere su una cosa così facilmente verificabile? O che posticipare la notizia di uno o due giorni abbia avuto una ragione politica? E i livelli? Che la rilevazione è di 2,9 e che il livello di norma per i.n.i.z.i.a.r.e a essere pericoloso è di 300, non lo dice?

Lei è semplicemente colpevole, sig. Visetti, di un uso viziato e intenzionalmente deviante delle parole che utilizza.

Mi accorgo di starmi perdendo dietro di lei, sig. Visetti, sto annoiando chi mi legge e facendo così il suo gioco, visto che invece vedo come i suoi articoli siano "consigliati" da 2.000 persone su FB. Ottima idea quella di poter solo "consigliare" e non il contrario, per fare una media ragionata. Ad ogni modo mi limito solo ai punti eclatanti.

" A Ginza, la via dello shopping, alcuni ambulanti mettono all'asta compresse di iodio sul marciapiede, a prezzi esorbitanti, come fossero spacciatori"... questa è meravigliosa. Non riesco a non sorridere, mentre mi sento come qualcosa che si svuota dentro. Una volta, una simpatica responsabile stampa di una casa editrice mi voleva convincere a scrivere che un'intervista che avevo fatto tramite mail, in realtà l'avevo fatta in un elegante caffè "della" Ginza (sic). Mi rifiutiai. Immagino che anche nel suo caso, la scelta del luogo abbia a che fare con un certo modo di intendere il giornalismo, e che ha come premessa quello di intendere i lettori come tanti campagnoli che reagiscono al nome di "Ginza" come gli emigranti di inizio 900 a quello di Long Island.

"I cibi confezionati, purché prodotti prima dell'11 marzo, sono introvabili e il loro prezzo è salito di sette volte. Invenduti i generi freschi. (...) Molti distributori di carburante sono chiusi e quelli aperti non vendono più di dieci litri di benzina a testa, da portarsi via in una tanica. Il mercato immobiliare è impazzito. In una settimana il valore delle case a Tokyo è sceso del 30%, del 70% nella prefettura di Fukushima. A Osaka, Kyoto e Kobe è salito del 40%."

Le fonti, per cortesia. Ah, a proposito, i litri sono 20, e solo in determinati distibutori.

"Devono dire in anticipo cosa può succedere - dice Reiko Fukushima, direttore di un'importante catena di negozi - non confessare quanto è già avvenuto". Mi piace questa Reiko Fukushima, l'unica voce in un articolo che intende parlare per - la cito, sig. Visetti - 35 milioni (BUM!) di persone (anzi no, 31, perché 4 se ne sono andati, è vero). Adorerei sapere quale raffinato criterio ha seguito nella sua selezione.

"lo spettro di un'esplosione nucleare". Ecco, questo è grave, perché non solo non è nemmeno lontanamente possibile un'esplosione del genere (come del resto lei sa benissimo), ma l'instillare l'idea in riferimento a un paese che sa che cosa vuol dire una vera esplosione nucleare la copre di una colpa di cui mi auguro verrà chiamato a rispondere il prima possibile, possibilmente, e non sto scherzando, in un'aula di tribunale.

"eco-evacuati". Ma lei è un artista, sig. Visetti! E' tutta farina del suo sacco?

"Tragico il problema dello smaltimento delle vittime dello tsunami, fra 25 e 40 mila". ...40 mila...

VERGOGNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!! (mi scusi, alla fine mi è scappata)


E ora l'articolo di Repubblica:

Tokyo capitale in agonia
"Qui non vivremo più"

Paura e incubo radiazioni: in quattro milioni sono già fuggiti da quella che era percepita come una città modello

DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI
TOKYO - Per otto giorni Tokyo è stata una metropoli spaventata ma in attesa di buone notizie. Oggi è una capitale in agonia. Si presenta come prossima al collasso e prevede il peggio. In poche ore la residua fiducia ha ceduto allo sconforto. L'esodo lento dei giorni scorsi ha assunto la dimensione della fuga. Oltre quattro milioni di abitanti hanno lasciato la città in treno, o ammassati in auto. Colletti bianchi, stranieri e famiglie con bambini cercano di raggiungere le località a sud del Kansai, per mettersi al riparo dal pericolo della nube atomica. Nella periferia nord di Tokyo arriva invece l'onda dei disperati che scappano da Fukushima e dalle città distrutte dallo tsunami. A far precipitare la situazione, l'innalzamento del livello di rischio nei reattori, nuove scosse di terremoto e la convinzione che il governo minimizzi una crisi fuori controllo. È scattato però anche il primo vero allarme-contaminazione. Il governo ha ammesso che tracce di iodio radioattivo sono state rinvenute nell'acqua potabile di Tokyo e delle aree vicine. Livelli anomali, ufficialmente sotto i limiti di legge e non immediatamente pericolosi per la salute, ma l'impatto pubblico della notizia è stato tremendo. Radioattivi anche il latte proveniente da Fukishima e alcune partite di spinaci prodotti nella prefettura di Ibaraki. Già in commercio, non si sa dove siano finiti. La popolazione dell'area metropolitana, oltre 35 milioni di individui, prende atto che la vita di una delle capitali più importanti del mondo è già irriconoscibile. La domanda non è più quando Tokyo tornerà al business e alla quotidianità smarrita, ma se ciò risulterà possibile. Il crollo del traffico e della folla per strada è impressionante.

Pochi passanti, protetti da cappelli, ombrelli e mascherine, ignorano i centri commerciali del centro, in gran parte chiusi. La sindrome da alimenti contaminati lascia deserti i ristoranti e decima chi finora si era dedicato all'accaparramento di viveri. A Ginza, la via dello shopping, alcuni ambulanti mettono all'asta compresse di iodio sul marciapiede, a prezzi esorbitanti, come fossero spacciatori. A ruba un unico genere: i giornali che informano sugli orari dei black-out. Da tre giorni l'immondizia si accumula per le strade. I camion sono privi di benzina e gli inceneritori non possono sprecare elettricità. Solo il tempio di Senso-Ji, ad Asakusa, è affollato più del solito. La gente si raduna a pregare e a bruciare incenso. I cibi confezionati, purché prodotti prima dell'11 marzo, sono introvabili e il loro prezzo è salito di sette volte. Invenduti i generi freschi. Migliaia di taxi sostano in attesa di clienti già lontani, mentre le stazioni dei treni scoppiano di viaggiatori carichi di scatole e valigie. Molti distributori di carburante sono chiusi e quelli aperti non vendono più di dieci litri di benzina a testa, da portarsi via in una tanica. Il mercato immobiliare è impazzito. In una settimana il valore delle case a Tokyo è sceso del 30%, del 70% nella prefettura di Fukushima. A Osaka, Kyoto e Kobe è salito del 40%.

Grattacieli con migliaia di uffici si svuotano nella capitale, mentre affittare lontano può superare i listini di Hong Kong. Tra venerdì e ieri la fuga di multinazionali, ambasciate, banche e centri amministrativi delle industrie, ha seminato il panico tra chi non ha un luogo sicuro dove rifugiarsi. Nel distretto finanziario migliaia di impiegati stanno sgomberando armadi e scrivanie, restituendo un'immagine da crack in Borsa. La capitale trasloca a Kyoto, come un tempo, oppure a portata dell'aeroporto internazionale di Osaka. A Tokyo i grandi alberghi chiudono, a sud è impossibile trovare una camera per settimane. La rabbia contro il governo è sempre meno trattenuta. "Devono dire in anticipo cosa può succedere - dice Reiko Fukushima, direttore di un'importante catena di negozi - non confessare quanto è già avvenuto. Se la nube atomica investe Tokyo non possono pretendere che smettiamo di respirare". Il premier Naoto Kan ha invitato invano l'opposizione di centrodestra a formare un direttorio di unità nazionale, per affrontare uniti l'emergenza più grave dalla fine della seconda guerra mondiale. All'agonia di Tokyo e allo spettro di un'esplosione nucleare, si somma l'ecatombe nelle prefetture sommerse dallo tsunami. La capitale è presa d'assalto da migliaia di eco-evacuati e da decine di migliaia di senza tetto fuggiti da gelo, fame e terrore.

Volontari distribuiscono pasti, acqua e coperte. La folla dei disperati ha però bisogno di medicine, toilette, letti, di lavarsi e cambiare vestiti fradici. L'intero villaggio di Futunaba, vicino a Fukushima, ieri è stato trasferito a Saitanama, poco a nord di Tokyo, causando la sollevazione dei residenti. Secondo i medici l'emergenza igienico-sanitaria, con 800 mila persone costrette per ragioni diverse ad abbandonare case e ospedali, è prossima ad esplodere non solo nelle zone disastrate. Tragico il problema dello smaltimento delle vittime dello tsunami, fra 25 e 40 mila. I forni crematori non hanno energia e le bare finiscono in fosse comuni. In Giappone l'inumazione è una traumatica novità: l'ultima violenza di un incubo che sembra lontano dalla fine.

(La Repubblica del 20/03/2011)

Labrys
 
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